Le origini del peperone crusco, storia, e curiosità

In molti, erroneamente, pensano che il peperone crusco sia un peperoncino classico, invece è dolce e rosso ed ha una tipica consistenza croccante, per merito della procedura particolare con la quale viene lavorato.

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Le origini del peperone crusco

Il celebre peperone crusco rappresenta un mito per gli estimatori della cucina lucana e calabrese. Le origini del peperone crusco risalgono al XVI secolo, per opera e merito degli aragonesi, che si premurarono di importarlo in Italia, direttamente dalle colonie spagnole delle Antille. È così che questa qualità di peperone diventò uno dei protagonisti della cultura gastronomica del Bel paese, dove venne da subito coltivato con dedizione e sapienza dai virtuosissimi contadini dell’epoca. La sua coltura e la sua valorizzazione nella cucina italiana sono valsi, a questo prezioso ingrediente, la certificazione di indicazione geografica protetta – IGP.

Come si prepara il peperone crusco

Per preparare il peperone crusco viene abitualmente utilizzato il peperone di Senise IGP, una particolare tipologia decisamente simile per il colore e la forma ai tradizionali peperoncini piccanti. Come è immaginabile, la differenza risiede nel gusto, caratterizzato da note dolci, la buccia è inoltre più sottile e la polpa è maggiormente adatta all’essiccazione. Per essere definito tale, il peperone di Senise deve attraversare un procedimento, secondo tradizione, di essiccazione e refrigerazione immediata. Nel dettaglio: si procede con una frittura iniziale per pochi secondi e si prosegue con la conservazione in freezer dove diventa croccante, grazie ad un vero e proprio shock termico, durante il quale assume appunto la sua tipica consistenza “crusca”.

La tradizione del peperone crusco di Senise

Senise è una località lucana in provincia di Potenza, ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, proprio qui si procede alla semina dei peperoni, la cui raccolta è sempre prevista per agosto. Senise è talmente tanto nota per questo prezioso prodotto, che in estate viene organizzata una sagra popolare dedicata a questa specialità: “Le giornate del Peperone di Senise”.

Una volta raccolti i peperoni, questi vengono riposti in apposite stoffe e vengono lasciati riposare per almeno tre giorni, in luoghi riparati dall’umidità e dalla luce. Questo consente una primissima conservazione ottimale. Passato questo breve periodo, si procede con ago e filo, per creare le “serte”, ovvero le tipiche collane che possono raggiungere anche diversi metri di lunghezza. Queste vengono poi appese ai balconi o in strutture costruite appositamente per la loro essiccazione.
Tale usanza è tuttora in vigore in molti paesini della Basilicata e della Calabria: in questi luoghi, le strade si tingono ancora di rosso e nell’aria si diffonde il tipico profumo dolce dei peperoni in essiccazione.

Grazie alla tipica procedura di preparazione, il peperone crusco è disponibile tutto l’anno, per questo è entrato a far parte di molte ricette locali. Il peperone di Senise è ottimo sia come aperitivo, sotto forma di finger food, o come contorno, in abbinamento al pesce per esempio. È possibile anche tritarlo e polverizzarlo, per poi usarlo come condimento: è perfetto per prime portate o per arricchire carni rosse, formaggi, uova o salse di accompagnamento.