Intervento di protesi d’anca: che cos’è, quando si attua e cosa comporta
L’intervento di protesi dell’anca consente di intervenire in maniera efficace nei casi più avanzati di degenerazione dell’articolazione, per i quali non sono indicati o non hanno avuto successo i trattamenti di tipo conservativo. L’operazione assicura numerosi benefici al paziente, pur essendo invasiva, ma deve essere attuata solo quando veramente necessaria, in quanto può comportare delle complicanze, anche piuttosto gravi. Protesi dell’anca: parla il dott. Naccari Carlizzi.
Da cosa sono causate le alterazioni dell’anca
L’intervento di protesi d’anca viene raccomandato quando l’articolazione raggiungere un elevato grado di alterazione. Ciò può dipendere da un trauma, ma anche dalla comparsa di particolari patologie, come osteoartrosi, artrite reumatoide, necrosi avascolare, malattia di Paget, lussazione congenita dell’anca, conflitto femoro-acetabolare e tumori ossei.
Non esiste un’età assoluta per la chirurgia di protesi d’anca, anche se è bene sottolineare che tendenzialmente è rivolta alle persone anziane. Tuttavia, possono ricorrervi anche i pazienti più giovani, nella speranza di ridurre il dolore percepito, ma soprattutto di riprendere le normali attività quotidiane. Molto dipende dal tipo di presidio medico scelto ed anche dall’utilizzo che se ne fa nel corso del tempo.
Infatti, in alcuni casi è necessario propendere per un’artoprotesi, che prevede la sostituzione totale delle componenti articolari. In questo caso è possibile propendere per protesi cementate o non cementate. Le prime sono estremamente difficili da rimuovere.
Un aspetto interessante delle artoprotesi è che sono destinate a durare a lungo, anche per tutta la vita. Esistono, però, anche le endoprotesi, ideate per non asportare l’acetabolo, che sono destinate ad essere sostituite più velocemente. Non di rado è richiesto l’impianto di una protesi parziale, che permette la conservazione del collo del femore.
Scelta della protesi: i materiali utilizzati ed i fattori da valutare
A differenza di quello che si potrebbe pensare, le protesi d’anca non sono tutte uguali. In generale, la coppa e lo stelo sono in metallo, mentre la testa e l’inserto possono essere, non solo in metallo, ma anche in polietilene o ceramica. I materiali, come si può immaginare, incidono non poco sulla durata di una protesi d’anca. Dunque, prima dell’intervento è necessario scegliere con attenzione, tenendo conto delle necessità del paziente.
Di fatto, esistono circa 60 modelli di protesi d’anca, anche se ne vengono utilizzati meno di dieci. Il chirurgo, in fase di scelta, per individuare la soluzione più indicata, deve tenere conto di alcuni aspetti fondamentali, come l’età, il sesso, la causa che ha portato all’alterazione dell’articolazione, il peso corporeo ed eventuali allergie ai materiali, come ai metalli, che è assai diffusa.
Di solito, in caso di rischio elevato di necrosi si procede con l’impianto di una protesi totale. Tuttavia, nei pazienti giovani è sempre meglio propendere per l’osteosintesi a minima, questo perché la maggior parte conduce una vita piuttosto attiva ed eventuali limitazioni potrebbero portare all’insorgenza di pericolose patologie psicologiche.
Intervento chirurgico: cosa prevede ed eventuali pericoli
L’intervento di protesi d’anca, come sottolinea il Dott. Naccari Carlizzi, prevede un’incisione che interessa, non solo la cute e la sottocute, ma anche la fascia Iata, in modo da raggiungere gli strati più profondi. Infatti, è necessario arrivare fino all’articolazione danneggiata, che deve essere esportata e sostituita con la protesi scelta. Una volta terminata l’operazione inizia la fisioterapia, che già dal secondo giorno permette al paziente di stare seduto sul letto.
La mobilitazione passiva dell’arto viene attuata grazie ad un dispositivo meccanico. Il carico, invece, è consentito solo dal terzo giorno, avvalendosi dapprima di un carrello deambulatore e successivamente delle stampelle. Una volta fatto rientro a casa è importante seguire alcuni semplici accorgimenti forniti dal medico, in modo da favorire la guarigione.
Tuttavia, spesso il paziente viene indirizzato presso una struttura riabilitativa, in modo da poter lavorare in acqua. L’intervento di protesi d’anca è per lo più routinario, ma a volte si possono verificare delle complicanze, come l’allentamento della protesi, la lussazione dell’anca, l’irrigidimento articolare e l’usura precoce dell’articolazione artificiale. Si possono, inoltre, manifestare trombosi ed infezioni, anche piuttosto gravi.