Database relazionale: cos’è e perché usarlo

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Ormai ogni dato che entra nel computer viene automaticamente salvato in un database. Dalle nostre interazioni social, ai documenti sanitari al piano di studi degli studenti universitari.

Uno sviluppatore informatico non può quindi ignorare il funzionamento di queste memorie digitali e deve capire come utilizzarli al meglio per la propria attività.

I database non solo catalogano e memorizzano i dati ma permettono anche di modificarli o eliminarli.

Vediamo quindi le due macro categorie in cui si suddividono, le caratteristiche e i benefici dei database relazionali.

Quali database scegliere? Database relazionali e non

Tutti i programmi usano o creano informazioni che devono essere memorizzate in modo sicuro e permanente, per questo si affidano a un database. Il database è l’insieme dei dati archiviati e memorizzati in un computer,  organizzati in modo che siano di facile accesso.

Fondamentalmente, i database si dividono in due tipologie: relazionali e non relazionali.

  1. I database relazionali salvano le informazioni in tabelle, che verranno appunto messe poi in relazione fra loro. Per fare ciò, i dati devono essere salvati seguendo uno schema preciso. Dati i loro vantaggi e la capacità di amministrare una grande quantità di informazioni, questa tipologia di database ha da sempre riscosso un grande successo.
  2. I database non relazionali, invece, non hanno bisogno di seguire uno schema rigido per salvare i dati. Esistono svariate tipologie di database non relazionali e per questo sono in grado di affrontare e risolvere anche i problemi più complessi.

Spetta al programmatore scegliere quale delle due tipologie preferisce utilizzare per gestire i propri dati.

Cos’è un database relazionale?

Vediamo quindi cos’è un database relazionale.

Sean Doherty, CFO di LogDna disse che “i database relazionali possono anche non essere molto “attraenti”, ma per i dati importanti sono insostituibili”.

Il database relazionale, è appunto un database utilizzato quando si hanno grandi quantità di informazioni da mettere in relazione.

Ad esempio, il database relazionale può mettere in relazione gli utenti di una certa piattaforma con i commenti che lasciano ai post o i loro like.

Si tratta quindi di  un archivio di dati che razionalizza la gestione e l’aggiornamento degli stessi e ci consente di effettuare ricerche complesse.

Generalmente, i dati nei database relazionale sono organizzati in tabelle, formate da righe e colonne. Le tabelle possono essere molto ampie, contando anche migliaia o milioni di righe, i cosiddetti record.

Fra le tabelle si possono quindi creare le relazioni, che permettono a un database relazionale di immagazzinare efficacemente enormi quantità di dati e di recuperare facilmente quelli selezionati.

Per poterlo creare, modificare e amministrare si usa un Relational Database Management System (RDBMS). Oltre alla semplice lettura dei dati, infatti, si possono effettuare operazioni di modifica o cancellazione. L’RDBMS usa il linguaggio SQL per accedere al database e interagire con i dati tramite le interrogazioni, o query.

Perché scegliere il database relazionale?

Scegliendo di usare un database relazionale si potranno riscontrare numerosi vantaggi.

In primis quello che è lo scopo principale del database: la creazione di informazioni significative e relazioni fra le tabelle di dati.

In secondo luogo, è molto flessibile. SQL usa infatti un suo linguaggio, Data Definition Language (DDL), che consente di inserire nuove colonne, nuove tabelle, rinominare le relazioni o fare altre modifiche anche quando il database è in esecuzione.

Inoltre, elimina la ridondanza dei dati: le informazioni appaiono una sola volta, con un’unica voce.

Infine, il database relazionale è transazionale, ovvero assicura in ogni istante che lo stato dell’intero sistema sia coerente. Nella maggior parte dei casi propone anche delle semplici operazioni di esportazione e importazione, permettendo di fare backup o un ripristino dati in modo davvero agile.