Crespo, Verón e gli argentini del Parma
L’epoca dorata del calcio parmense ebbe inizio al principio degli anni ’90, quando l’allora società presieduta da Callisto Tanzi diede vita a un progetto ambizioso partito con la vittoria della Coppa Italia e poi della Coppa delle Coppe nella primavera del 1992. Da quel momento in poi la squadra ducale ebbe una crescita esponenziale, riuscendo a espandersi nel calciomercato estivo su orizzonti mai immaginati prima, uno tra tutti quello argentino, che spicca da sempre come uno dei più floridi e importanti a livello calcistico. Il primo arrivo dal paese sudamericano fu quello del centravanti Hernan Crespo, elemento titolare del River Plate campione d’America, che sbarcò in Emilia nell’estate del 1996 dopo aver fatto benissimo con la squadra di Buenos Aires. Attaccante d’area di rigore dotato di grande classe ma anche di una grande concretezza sotto porta, il ‘Valdanito’, come lo chiamano in patria, dovette tuttavia adattarsi al campionato di Serie A prima di iniziare a carburare e segnare tanti goal. Dopo un periodo di rodaggio agli ordini di Carlo Ancelotti, Crespo si sbloccò e non smise di segnare reti importanti durante tutta la sua esperienza al Parma, andando in doppia cifra in tutte e quattro le stagioni disputate con la casacca gialloblu.
Insieme a Crespo, oltre al difensore veterano Nestor Sensini, giocò durante un anno al Tardini un certo Juan Sebastian Verón, centrocampista offensivo con una visione di gioco assoluta portato in Italia dalla Sampdoria e poi arrivato al Parma nell’estate del 1998 per costruire una squadra in grado di puntare a una serie di obiettivi importanti. In quella squadra giocavano Fabio Cannavaro, Lilian Thuram, Gianluigi Buffon, un centrocampista esperto come Dino Baggio e altri giocatori di livello assoluto, i quali insieme a Crespo e Veron vinsero la Coppa UEFA contro il Marsiglia in una finale dominata in lungo e in largo a Mosca sotto la guida di Alberto Malesani. Nel torneo attuale di Europa League, invece, è il Manchester United la grande favorita dei bookmaker del calcio, i quali si basano su standard diversi (come il trend positivo del momento) rispetto a quelli relativi alle quote sul basket di William Hill, le quali adesso sono dirette soprattutto a un torneo veloce come l’NBA dove ogni partita ha un andamento a sé. Nell’unica stagione che giocarono insieme l’attaccante e il centrocampista argentino cementarono un rapporto fantastico dentro e fuori dal campo che si sarebbe poi prolungato sulle rive del Tevere, visto che entrambi in seguito sarebbero passati alla Lazio. Oltre alla UEFA il Parma quell’anno conquistò anche la Coppa Italia e si sarebbe affermato come una delle realtà più solide del calcio italiano, nonostante l’anno successivo un’offerta da 60 miliardi di lire avrebbe portato Verón a Roma.
La stagione successiva, ossia quella 1999-2000, al posto di Verón sarebbe arrivato un altro argentino, tra l’altro vecchia conoscenza di Crespo tra River Plate e nazionale. Si trattava di Ariel Arnaldo Ortega, un fantasista dal dribbling fulminante in grado di creare occasioni dal nulla. Seppur non troppo continuo dal punto di vista del rendimento, Ortega diede al Tardini una serie di dimostrazioni di classe e grande virtuosismo, sebbene riuscì ad andare in rete solo tre volte in 18 presenze. La sua intesa con Crespo fu però importante, visti i tanti assist dati dal ‘Burrito’ al centravanti nell’ultima stagione di quest’ultimo a Parma. Nell’estate del 2000, invece, dopo gli addii di Ortega e Crespo ecco che arrivò nella squadra ducale il centrocampista Matias Almeyda, finito al Parma proprio per favorire il passaggio del ‘Valdanito’ al club biancoceleste. Le sue due stagioni al Tardini furono condite da belle partite dando il meglio di sé a centrocampo, dove l’argentino faceva valere il suo spirito di sacrificio, prima di venire poi venduto nel 2002 all’Inter, salutando così anche lui Parma come l’ultimo dei grandi argentini a difendere la maglia gialloblu.