Borsa italiana, l’andamento altalenante degli ultimi giorni
Nel corso degli ultimi giorni, la Borsa Italiana ha fatto registrare un andamento abbastanza altalenante. Dopo la chiusura in positivo della passata settimana Piazza Affari è ora in bilico, a cavallo dei 22mila punti e, soprattutto, in preda alle oscillazioni innescate dai titoli bancari, che scontano il piano di ristrutturazione annunciato da Deutsche Bank.
Secondo molti analisti, Deutsche Bank rappresenta un pericolo molto elevato per la stabilità del sistema finanziario. La dimostrazione di questo assunto giunge proprio dal piano di ristrutturazione annunciato dal management della maggiore banca privata tedesca, in base al quale verrebbero tagliati 18mila posti di lavoro entro il 2022, ovvero un quinto della sua forza lavoro.
Il pericolo Deutsche Bank
Un piano draconiano del resto inevitabile alla luce dei 2,8 miliardi di perdite fatte registrare nel secondo trimestre e che porterà l’istituto ad uscire dal mercato azionario globale. Una situazione che sta provocando non pochi timori anche negli ambienti governativi, proprio in considerazione del fatto che una crisi innescata dalle difficoltà del sistema bancario europeo potrebbe innescare una nuova gelata dei consumi.
Tutto questo in un momento in cui molti Paesi stanno ancora rifiatando dopo lo tsunami innescato dallo scoppio della bolla dei mutui Subprime, nel 2008. Ma nelle ultime ore ci sono state altre notizie non positive provenienti dalla Germania che hanno trascinato al ribasso Borsa Italia.
Se l’Italia è riuscita a convincere la Commissione Europea ad escludere la procedura di infrazione, nonostante i pronostici degli ultimi mesi, è proprio la cosiddetta locomotiva d’Europa a inguaiare tutte le piazze azionarie continentali con ricadute su chi si appresta ad investire in Borsa.
Germania in crisi?
La causa dei timori risiede in particolare nella discesa fatta registrare a maggio dall’industria teutonica, una contrazione nell’ordine del 2,2% delle commesse tale da andare ben oltre quelle che erano le non ottimistiche previsioni.
Una notizia che peraltro suona pessima anche per l’Italia, considerato come le nostre imprese forniscano al sistema tedesco il 22% delle componenti auto, il 20% dei semilavorati utilizzati nella siderurgia e il 18% dei prodotti necessari all’industria della plastica. Sono poi addirittura undici le regioni italiane le quali vedono attestarsi in una forbice tra il 20 e il 40% la quota di export verso la Germania.
A trascinare al ribasso gli ordinativi tedeschi sarebbe in particolare il timore innescato dai dazi minacciati da Trump nei confronti dei produttori europei dell’automotive. Inoltre mentre tutti chiedono a Berlino di aumentare gli investimenti, il governo federale sembra ben deciso a continuare nella sua politica di segno opposto che, tuttavia, sta provocando notevoli guai anche alla sua economia.