Blocco dei lavori del centro commerciale all’aeroporto di Parma: le reazioni di Legambiente e delle opposizioni
Dopo la delibera comunale del 30 gennaio che sancisce lo stop ai lavori per la realizzazione di un centro commerciale nell’area dell’aeroporto Verdi di Parma, arrivano subito le reazioni di Legambiente e delle opposizioni.
Le razioni di Legambiente
Legambiente da sempre si batte per impedire il progetto. L’associazione ambientalista aveva già fatto richiesta di bloccare i lavori in aprile. Dopo 287 giorni, il Comune sospende i lavori per autotutelarsi fino all’approvazione dei nuovi piani di sicurezza aeroportuale.
Legambiente aveva già comunicato al Comune l’urgente necessità di bloccare i lavori della realizzazione del Parma Urban District. Ogni giorno che passa dall’apertura del cantiere, significa esporre il Comune e la collettività a un potenziale risarcimento danni, scriveva Legambiente a maggio 2018, consigliando provvedimenti di autotutela ad hoc.
A seguire, a giugno arrivò l’esposto alla Procura della Repubblica firmato anche dal Wwf e Ada. È proprio dopo questo esposto che la Procura avvia le sue indagini e sequestra il cantiere il 19 ottobre. In accordo con quanto evidenziato da Legambiente, la Procura indica come “macroscopicamente illegittimi” i permessi concessi per la costruzione dello shopping center. Tutto questo era successo dopo i forti attacchi da parte del sindaco Pizzarotti e dell’assessore all’urbanistica che confermavano la regolarità degli atti concessi.
Le reazioni in consiglio comunale
Ad attaccare la maggioranza dem del Comune arrivano anche le opposizioni. Parlano per primi Pierpaolo Eramo del gruppo Parma Protagonista, Fabrizio Pezzuto di Parma Unita-Centristi e Lorenzo Lavagetto del Pd che trovano l’intera questione un susseguirsi di contraddizioni. Il Comune porta avanti una politica pericolosa che potrebbe costare cara a questa maggioranza: queste le prime dichiarazioni.
Non si capisce come mai il Comune adesso sospende i lavori fino all’assunzione dei nuovi piani aeroportuali dell’Enac, ma un anno aveva concesso i permessi di costruzione e di ampliamento della pista. La vicenda è un grande pasticcio che si conclude con la determina di giovedì che dà ragione all’Enac e ai tanti che avevano già indicato il progetto come infattibile.
Il problema non è solo l’ampliamento della pista promesso, ma soprattutto quei permessi concessi per la costruzione del mall. I lavori dell’impresa esterna sono infatti iniziati, forti delle concessioni edilizie (Scia), ma poi sono stati sequestrati dalla Procura delle Repubblica.
Il sindaco e la sua giunta dovrebbero al più presto fornire ulteriori chiarimenti sui fatti, andando a specificare se sussiste o meno il rischio di un’azione risarcitoria e di quale entità. I tre esponenti sono pronti a depositare un’interrogazione in consiglio comunale al fine di fare chiarezza sulla questione, ricca di colpi di scena e voltafaccia. Il sindaco e l’assessore all’urbanistica hanno la colpa di non avere aggiornato i piani di rischio prima dell’ottobre 2017; se ciò fosse stato fatto, non si sarebbe in questa situazione spinosa.
Intanto, una nota del Comune fa sapere che la determina del 30 gennaio riguarda titoli non ancora efficaci e non rilasciati. Sono fuori dalla delibera tutti quegli interventi che non comportano un aumento dal carico antropico.