Homebrewing, un’attività che coinvolge sempre più appassionati

Con il termine anglofono “homebrewing” si fa riferimento alla produzione domestica della birra, una pratica divenuta legale in Italia – per uso esclusivamente personale – a partire dal 26 ottobre 1995. In base all’Art. 34, terzo comma, del Decreto legislativo n. 504: “È esente da accisa la birra prodotta da un privato e consumata dallo stesso produttore, dai suoi famigliari e dai suoi ospiti, a condizione che non formi oggetto di alcuna attività di vendita”. Il termine per indicare in lingua italiana coloro che sperimentano in casa i processi di fermentazione alcolica del mosto è “domozimurghi”, un vocabolo molto particolare che richiama alla mente antiche alchimie. La possibilità di produrre birra artigianale di elevata qualità, ad un costo inferiore rispetto ai prodotti in commercio, sta attirando una folta schiera di estimatori. Per ottenere risultati soddisfacenti e gustare la propria birra, a quanto pare non è necessario un cospicuo investimento, né una lunga esperienza. Infatti, a livello domestico produrre birra richiede un’attrezzatura minima, oltre agli ingredienti principali: malto, luppolo, acqua e zucchero.

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Attrezzatura per la produzione di birra domestica

Sono disponibili in commercio dei kit già completi con gli strumenti basilari per iniziare a produrre birra domestica, reperibili nei negozi di enologia e fai-da-te. Innanzitutto, occorrerà un contenitore in plastica alimentare con una capienza di circa 30-60 litri. Tale recipiente viene detto “fermentatore”, poiché al suo interno avvengono appunto i processi di fermentazione. Il fermentatore è munito di un rubinetto di scarico nella parte inferiore – necessario per prelevare la birra – ed un coperchio microforato. Alcuni contenitori sono anche dotati di un termometro per rilevare la temperatura del mosto durante la fermentazione.

Occorrerà un gorgogliatore per far defluire l’anidride carbonica, ovvero per consentire la fuoriuscita dei gas sviluppati durante il processo fermentativo, impedendo al contempo l’ingresso di aria esterna, con la possibile presenza di batteri dannosi. Dopodiché, sarà doveroso munirsi del densimetro, uno strumento di misurazione attraverso il quale è possibile calcolare la fine della fermentazione ed il grado alcolico della birra prodotta. Funzionante in base al principio di Archimede, il densimetro – conosciuto anche come aerometro – consiste in un galleggiante da immergere nel liquido ed una specifica scala graduata posta sull’ampolla di vetro. Per tappare ermeticamente le bottiglie, è consigliabile utilizzare una tappatrice a corona, ossia l’apposito macchinario di piccole dimensioni in commercio. Per finire, è utile un lungo mestolo di materiale plastico che favorirà l’ossigenazione del mosto, man mano che sarà mescolato. Da non dimenticare un prodotto idoneo alla sanificazione degli attrezzi usati, come il metabisolfito di potassio – noto anche come additivo alimentare E224. Trattandosi di un composto irritante, è essenziale indossare idonei guanti protettivi ed una mascherina respiratoria per limitare l’insorgenza di eventuali reazioni allergiche. In alternativa, si può ricorrere ad acqua e candeggina, oppure al percarbonato di sodio.

Procedure per effettuare l’homebrewing

Se intendete mettere alla prova le vostre abilità di birraio, sarà bene documentarsi a fondo, prima di procedere alla scelta del metodo migliore o più appropriato alle vostre esigenze. Comunque, per le sperimentazioni iniziali vi sono in commercio ulteriori kit di base, contenenti estratto di malto luppolato e lievito. L’equipaggiamento consiste in un mosto già pronto all’interno dell’apposito contenitore. Sarà necessario dunque aggiungere la giusta proporzione di acqua per la diluizione ed attendere i tempi del processo fermentativo. Sebbene si tratti di un metodo consigliabile ai principianti, la scelta di kit luppolati di buona qualità garantisce un ottimo risultato: esperti domozimurghi italiani assicurano che sia di gran lunga migliore della birra industriale.

Una volta effettuati con successo i primi tentativi, sarà possibile affinare la tecnica con la metodologia “Estratti+Grani” (E+G). In questo caso, è possibile personalizzare la birra domestica grazie a delle piccole quantità di grani – non fermentabili – che si aggiungono al mosto per conferire diversi sapori e tonalità. Viene utilizzato un estratto di malto non luppolato, assieme a luppolo e lievito.

Il terzo procedimento si basa sulle materie prime ed è noto come “All Grain”, poiché consiste nell’uso di malto in grani, in luogo dell’estratto di malto. Il mosto viene preparato estraendo gli zuccheri indispensabili alla fermentazione dai grani macinati, in modo molto simile alla tecnica impiegata dai professionisti birrai.

Gli italiani non rinunciano al consumo di birra

Nonostante le restrizioni in vigore per contenere l’epidemia, in particolar modo riguardo il distanziamento sociale, l’apprezzamento ed il consumo della birra nel Belpaese non hanno registrato alcuna flessione in ribasso, attestandosi al 48% rispetto al vino rosso (10%), allo spumante (8%) ed al vino bianco (5%). Un dato che potrebbe stupire, trattandosi di una bevanda altamente “socializzante”. Eppure, lo studio ‘La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19’, condotto dall’Istituto Piepoli su un campione di 1000 italiani – di età compresa fra i 18-64 anni – , ha evidenziato una costante nel consumo di birra, anche in tempi di crisi. Il cambiamento degli stili di vita e delle abitudini sociali, dovuto all’emergenza pandemica, non ha modificato le preferenze dei connazionali. La birra conferma il suo valore conviviale anche durante i mesi del confinamento, acquisendo una sorta di dimensione domestica. Più di recente, con la chiusura delle attività di ristorazione, il 65% degli italiani ne ha trasferito il consumo in casa – ad eccezione dei giovani di età inferiore ai trent’anni, il 51% dei quali continua a prediligerne il consumo al di fuori delle mura domestiche.

Più apprezzata la birra sostenibile e regionale

Il 46% dei consumatori ha indicato la propria preferenza per le birre territoriali, soprattutto in merito alle tipologie legate ad una specifica regione, per la provenienza degli ingredienti o per la produzione. Gli italiani premiano inoltre la “birra responsabile”, ossia prodotta con un impatto ambientale ridotto e nel rispetto dell’ecosistema (28%). Molto in voga fra gli under 30 anche i piccoli formati (30%) ed i fusti per la spillatura domestica (20%), per non privarsi del piacere della birra alla spina, neppure in casa. Infine, il 27% degli intervistati apprezzerebbe la possibilità di rivolgersi ad un esperto – magari tramite delle consulenze virtuali – per suggerimenti ed informazioni sulla degustazione e sui migliori abbinamenti della birra con i piatti tipici della cucina mediterranea.